Che coltivare un orto sia forse coltivare il mondo e che innaffiare un ciclamino sia un atto di resistenza sentimentale, un dire io sono qui, ora, e mi prendo cura.


mercoledì 22 febbraio 2012

Humus onirico.

I tirilli, le artisie, le solee forse non li abbiamo mai incontrati nelle nostre passaggiate campestri, ma sicuramente ci è capitato di scorgerli in passeggiate di altri generi, tra bolle di ricordi lontani, fantasie proteiformi, immaginazioni labili come falene. Non ne conoscevamo il nome -come di molte cose che incontriamo per strada, a dire il vero, e anche la loro forma, spesso si confonde e si trasfonde, al pensiero. Ma sicuro li abbiamo raccolti, e infilati in qualche erbario senza pagine di carta velina.


Creature dell'immaginazione, vere come il vero, solo partecipi di altre logiche, queste e molte altre, Leo Leonni le ha catturate, disegnate, catalogate e classificate in una "Botanica parallela" piena di storie di esplorazioni possibili e di una scienza esatta proprio perché mai confutabile.

martedì 14 febbraio 2012

Rosy e la signora dei fiori di carta crespa.


Oggi ho voglia di parlare di cura, e di resistenza sentimentale, che poi sono le parole che compaiono nell'intestazione di questo blog e che sono i concetti che definiscono il giardinaggio come lo intendo io.
Non per forza si tratta di coltivare piante con la clorofilla, ma sempre si tratta di coltivarsi.


La prima storia è quella di Rosy. Già il nome, d'altra parte, è un'indicazione. Non so quanti anni abbia, non so dove viva la notte e se abbia avuto freddo in questi giorni di gelo, ma credo di sì.
Al mattino la incontro seduta su una piccola sedia pieghevole all'inizio di via Carducci, quasi alla stazione di Cadorna. Davanti, sul marciapiede, qualcuno (forse lei) ha disegnato una grossa margherita un po' infantile, molto colorata, che delimita il suo spazio, anche se molti di fretta al mattino non se ne accorgono e la pestano.
Rosy ha sempre tantissimi passeri intorno, e anche qualche maldestro piccione, a mangiare le briciole di pane che lei regala.
Con i gessetti colorati e la lacca per capelli come fissante fa segnalibri su cartoncini neri: rose, margherite, tulipani, ma anche cigni dal collo lungo, con uno stile molto preciso e per niente scontato. Tutti i giorni, anche se piove lei è lì e disegna. Ha un raccoglitore pieno e qualche segnalibro riesce a venderlo.
Non chiede l'elemosina, disegna fiori.


La seconda storia è quella di una signora di cui non conosco il nome, ma sta nella stazione di Garibaldi. Ha gli occhi molto gentili e secondo me non vive in strada. Vende fiori. Di carta crespa. Anche qui margherite, rose, o fresie, per esempio. Li tiene in un cesto, tutti insieme, vicino a un cartello con scritto "Li faccio io, con amore". E li fa davvero con amore. Quando ti fermi a comprarne uno, lei sceglie il più bello, lo sistema bene con le mani, e poi a volte ci aggiunge dei puntini fatti con l'uniposca. Anche lei non chiede l'elemosina, vende fiori.

Rosy e la signora dei fiori di carta crespa hanno un meravigliosa dignità e ci ricordano che la bellezza e la cura salvano il mondo. Se le vedete, portatevi a casa un fiore.

giovedì 9 febbraio 2012

La cerbiatta di Hemingway.


"In una tempesta di neve uno può trovarsi vicino ad animali selvatici, senza che questi si spaventino. Attraversano zone intere senza sapere dove sono e qualche volta una cerbiatta si appoggia al muro sottovento della tua capanna. In una tempesta di neve ti può capitare di raggiungere un alce e l'alce prende il tuo cavallo per un altro alce e ti viene incontro. In una tempesta di neve, hai sempre, per un certo tempo, la sensazione di non avere nemici".
(Ernest Hemingway, Per chi suona la campana, Oscar Mondadori, pag. 196-197)

cervi ad Alfedena (corriere.it)

Ho ancora davanti agli occhi l'oblò del binocolo.  E mio zio Jacopo che mi diceva guarda e io dicevo sì che belli, senza convinzione, perché in realtà vedevo solo pietre, sul crinale della montagna e non riuscivo a distinguerli dalle rocce marroni e nere . Poi li ho visti, gli stambecchi, ed ero molto molto piccola. Li ho visti davvero, ho urlato di gioia e non me li dimentico più.

Un'altra volta ero già grande e camminavo in montagna, senza aspettative oltre a quelle di un passo dietro l'altro. Proprio dietro un tornante del sentiero, ho alzato gli occhi e di nuovo li ho visti. A distanza di una carezza, tre cervi stupiti. Immobili ci siamo guardati, per un istante dilatato, che se ci penso non è ancora finito. Un istante che dura una vita, sospeso fuori da ogni calcolo di tempo. Ci siamo guardati, immobili, senza respirare. Poi ho sbattuto gli occhi, e i cervi, accompagnati da un fruscio d'erba, non c'erano più.


lupi a Trasacco, (corriere.it)

E oggi, l'emozione delle immagini abruzzesi scioglie un poco la neve (anche se i lupi, io dal vero non li ho ancora mai visti).

sabato 4 febbraio 2012

Il freddo e la fortuna.

E insomma. Alla fine è arrivato. Persino qui a Milano, dove la densa coltre di smog sembra quasi essere barriera a qualsiasi espressione naturale. Annunciato dalla neve sottile e fitta di inverni d'altrove, il freddo ha ricordato un po' a tutti che ci si può nascondere o fare finta di niente, ma è difficile che le cose che è giusto che accadano si dimentichino di farlo.
E così, inadatti e inabituati, viziati da un inverno gentile e sonnolento, il freddo ci ha sorpreso appena un attimo prima di pensare di averla sfangata.


Almeno, però, mentre la notte la temperatura, ci dicono, va a meno dieci, ci è più facile, nei nidi caldi di piume d'oca, recitare improvvisate preghiere di ringraziamento a qualche nostra distratta divinità, e ricordarci che è soltanto una inestimabile fortuna, e nient'altro, non essere sui marciapiedi traslucidi di ghiaccio, o su una panchina o nell'atrio della Stazione Centrale.


E intanto le piante, pazienti, resistono. Il limone non so, non oso guardarlo.

mercoledì 1 febbraio 2012

Please walk on the grass.

la foto proviene da Genova, e da Maureen.

Le piante hanno di bello, a parer mio, che spesso manifestano, nella loro stessa natura, un che di sovversivo e di non addomesticato. E sto parlando non solo delle piante spontanee, ma anche delle aiuole potate, degli alberi di natale, dei prati all'inglese e dei giardini all'italiana. E' nella loro stessa natura, sempre a parer mio, testimoniare un altrove (un altro modo di esistere nel mondo?) che ci riapparenta con un qualche seme seppellito sotto strati di iphone, luoghi comuni e tentativi pervicaci di educazione all'obbedienza.

grazie a erbaviola

Esistono luoghi graziati, dove è stato colto molto bene questo potere libertario. Così, ad esempio, recita un cartello all'ingresso dei Royal Botanic Gardens a Sydney.

"Per favore camminate sull'erba...
foto via flickr

Vi invitiamo anche ad annusare le rose, ad abbracciare gli alberi, a parlare agli uccelli, a sedervi sulle panchine e fare un picnic sul prato".